Repertorium Pomponianum

Leto, Vitae Varronis

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Abbiamo più vite varroniane (sette) che precedono i commenti di Pomponio Leto sul De lingua Latina, compilati per i suoi corsi allo Studium Urbis negli anni tra 1480 e il 1485 circa, e nel caso dell'unico testimone autografo, il codice Vat. lat. 3311, che contiene il commento ai libri 8-10 ed è databile in età tarda (Muzzioli 1959, 349), la vita è scritta nel margine in corrispondenza del passo con cui inizia il testo del De l. L., f. 1r. Il codice probabilmente più antico dei corsi, Trier, Stadtbibliothek 1110, scritto da Riccardo Gramano di Nickenich nel 1480, reca a f. 105r una vita di Varrone (oltre al commento ai libri 5-10 del De l. L. vi sono altre opere di Pomponio copiate da Riccardo Gramano: il Tractatus introductorius rethorices, il commento al Bellum Iugurthinum di Sallustio e alla Germania di Tacito). Una vita varroniana è presente anche nel codice Napoli, Bibl. Naz. IV A 1, f. 1r, che reca un commento ai libri 5-10 in una redazione molto diversa da quella del codice di Trier. Altre redazioni della vita sono presenti nei codici Firenze, Biblioteca Laurenziana 47, 15, f. 1rv che contiene il commento ai libri 5-7; Vat. lat. 1522, f. 47r, che è copia del codice Vat. lat. 3311; nell'incunabolo Inc. IV 136 (Arm. 367. 1209), f. 44v della Biblioteca Apostolica Vaticana che contiene nella forma di note marginali un commento ai libri 8-9. Tra le redazioni più complete e ricche di notizie troviamo quella della vita che precede il corso (libri 5-7) tramandato nel dictatum originale del codice Vat. lat. 3415, f. 1v tenuto nell'anno accademico 1484-85, l'altro testimone originale del medesimo corso, il codice Escurialense g. III. 27 non presenta una vita perché è privo della prima parte del commento (inizia con Ling. 5.85).

La vita del dictatum originale tramandato nel codice Vat. lat. 3415 presenta varie notizie ed espressioni tratte da noti autori antichi: inizia con un riferimento implicito a Quintiliano che viene poi richiamato esplicitamente a proposito dell'erudizione di Varrone nelle lettere greche e latine, prosegue attingendo da Plinio e da Cesare per la notizia della partecipazione alla guerra contro i pirati, al riconoscimento del merito avvenuto con il conferimento della corona navale, al coinvolgimento nella guerra civile tra Cesare e Pompeo. È ricordato il monumento eretto in suo onore nella biblioteca pubblica e sono date alcune notizie che però non rispecchiano dati della sua vita a noi noti: la morte avvenuta oltre i cento anni e lo stato di liberto che Dionigi di Alicarnasso avrebbe avuto presso di lui. Oltre al riferimento alla grande mole delle opere varroniane e a quanto poco ci sia rimasto di queste è citato il famoso passo degli Academica di Cicerone in lode di Varrone con cui Pietro Marso concluderà l'orazione funebre di Pomponio. Alla fine della vita Pomponio chiede venia al lettore ove fossero rimasti errori. Molto più concisa è la vita tramandata nel codice autografo Vat. lat. 3311: sono tralasciate le notizie riguardanti la statua di Varrone, la definizione della dottrina varroniana tratta da Quintiliano, il noto passo degli Academica e infine la domanda di venia nel caso in cui Pomponio fosse incappato in errori. È però qui tramandata una notizia, derivata da Cicerone e riferita brevemente, relativa alla villa di Varrone profanata da Marco Antonio. La redazione del codice Trier, Stadtbibliothek 1110 non si allontana molto da quella del codice Vaticano, salvo per alcune varianti non particolarmente significative. Ricche di particolari sono le redazioni della vita dei codici Firenze, Biblioteca Laurenziana 47, 15 e Napoli, Bibl. Naz. IV A 1: in quest'ultimo, dopo il ricordo dell'elogio di Varrone degli Academica, è testualmente citato il passo della Filippica (2.104-105) in cui Cicerone si sofferma a ricordare la villa di Varrone come luogo di studi e non di depravazione. Diversa si presenta la vita presente in Inc. IV 136: più estesa della redazione di Vat. lat. 3311 reca alcune notizie che si trovano negli altri testimoni riferite però in modo diverso e talvolta più conciso (per es. il richiamo al passo di Cicerone sulla villa di Varrone): come nelle altre vite, è ricordata la sua milizia nella guerra contro i pirati e nella guerra civile, la villa di Cassino, la statua eretta nella biblioteca pubblica, la presenza di Dionigi di Alicarnasso nella sua casa.

 

Marci Terentii Varronis vita; corso sul De l. L., Vat. lat. 3415, f. 1v.

Si segnalano alcune varianti dei codici: Laurenziano 47, 15 = L; Napoli, Bibl. Naz. IV A 1 = N; Trier, Stadtbibliothek 1110 = T e del testo edito da V. Brown, Varro, Marcus Terentius, cit. in bibliografia (nel restituire il testo è stata normalizzata l'ortografia).

 

M(arcus) T(erentius) Varro longe omnium nostrorum eruditissimus habitus est Graecis et Latinis litteris.1 Bello pyratico sub Pompeio militavit, a quo ob res bene gestas navali corona donatus,2 bello civili ductor exercitus fuit.3 Publicis negociis occupatus studia litterarum non praetermisit, omne genus scribendi tentavit, quo nemo unquam apud nos excepto Didimo Calcentero plura scripsit. In singularis doctrinae praemium huius viventis Varronis imago in biblioteca posita est quae prima, ut inquit Pli(nius) "de manubiis Romae a Marco Asinio Pollione publicata fuit."4 Consideratus vir et Romanorum litteratissimus auctore Fabio Quintiliano "peritissimus linguae Latinae et omnis antiquitatis et rerum Graecarum nostrarumque plus scientiae collaturus [collatinus cod.] quam eloquentiae."5 Vixit supra centesimum annum.6 Cuius libertus fuit Dionisius Alicarnasseus historicus cuius indicio historias scripsit7 [cuius ... scripsit om. LN]. Mar(cus) Tu(llius) cum multis in locis tum precipue in IV Achademicorum libro in haec verba doctrinae Varronis testis locupletissimus est: "Nos in nostra Urbe peregrinantes errantesque tanquam hospites tui libri quasi domum deduxerunt ut [et ut cod.] possemus aliquando qui et ubi essemus agnoscere, tum aetatem patriae tum descriptiones temporum tum domesticam et bellicam disciplinam tum sedes regionum locorum tum [tu...tu...tu...tu...tu LNT] omnium humanarum divinarumque rerum nomina genera officia causas [causis cod.] aperuisti, plurimumque et poetis nostris omnino Latini‹s› et litteris et verbis luminis attulisti atque ipse varium et elegans omni fere numero poema fecisti philosophiamque multis locis incohasti"8. Ex tanto cumulo librorum tria volumina de agricultura integra et sex dumtaxat mutilata et corrupta de lingua Latina et anologia extant, quae si ut fuere corrigenda forent revocandus esset ab inferis M(arcus). Varro. Nos in praesentia non audemus, ‹non ita› temerarii [non adeo temerarii Brown] sumus ut omnia aut emendar‹e› aut interpretari pollice‹a›mur; verum ea quae penitus inscitia non depravavit, si pervenire eo poterimus, aperire conabimur. Si non tanti ingenii vires attigerimus, ignoscite quaeso. Laudabilius enim est in Olympias aliquam partem stadii conficere quam territum in ipsis carceribus, ut aiunt, desistere.9

 

Traduzione da Accame 2008, 195-97.

Marco Terenzio Varrone è stato ritenuto di gran lunga il più erudito di tutti nelle lettere greche e latine. Nella guerra piratica combatté sotto Pompeo, dal quale per le sue meritevoli azioni ricevette da questi l'onore della corona navale. Nella guerra civile fu capo dell'esercito. Impegnato nelle funzioni pubbliche non trascurò lo studio delle lettere. Si cimentò in ogni genere d'opera e nessuno scrisse più di lui all'infuori di Didimo Calcentero. Come premio della sua singolare dottrina un'immagine di Varrone ancora vivente fu collocata nella biblioteca che per prima, come racconta Plinio "col ricavato del bottino di guerra a Roma fu aperta al pubblico da Asinio Pollione." Fu considerato il più letterato tra i Romani come afferma Fabio Quintiliano "espertissimo nella lingua latina, in ogni antichità e nelle questioni greche e nostre, contribuì di più alla scienza che all'eloquenza." Visse oltre i cento anni, fu suo liberto lo storico Dionigi di Alicarnasso, il quale dietro sua indicazione scrisse le storie. Marco Tullio è un ricchissimo testimone della dottrina di Varrone in molti luoghi delle sue opere ma soprattutto nel IV libro degli Academica con queste parole: "Noi eravamo come forestieri, in certo modo vaganti e sperduti nella nostra città, i tuoi libri ci hanno come ricondotti a casa così che possiamo riconoscere una buona volta chi siamo e dove siamo; ci hai mostrato sia l'età della patria sia la cronologia sia le istituzioni familiari e militari sia l'ubicazione delle regioni e dei luoghi sia i nomi, i generi, gli uffici di tutte le cose umane e divine, e hai portato molta luce alla comprensione dei nostri poeti e senza dubbio alle lettere e alla lingua latina e tu stesso hai composto versi vari ed eleganti quasi in ogni metro e hai iniziato in molti luoghi delle tue opere lo studio della filosofia." Di così grande quantità di opere tre volumi sull'agricoltura integri e sei soltanto mutili e corrotti sulla lingua latina e l'analogia ci rimangono, che se dovessero correggersi secondo la loro forma originaria si dovrebbe richiamare dagl'Inferi Marco Varrone. Noi al momento non osiamo, non siamo così temerari da promettere di emendare o interpretare tutto; ma le cose che l'ignoranza non ha interamente corrotto, se riusciremo ad arrivarci, cercheremo di spiegarle. Se non ci sarà possibile cogliere il vigore di un così grande ingegno, vi prego di perdonarci. È più lodevole percorrere ad Olimpia una qualche parte dello stadio che impauriti rinunciare, come dicono, rimanendo ai cancelli della partenza.

 

Vat. lat. 3311, f. 1r mg. d.

Familia Varronum plebeia fuit, nobilis tamen et rebus gestis clara; in ea natus M(arcus) Varro litteris et militiae incubuit, pyratico bello sub Pompeio militavit et initio civilis belli in Hispania, post Caesaris partium fuit. Villam habuit in Casinate quam vicia M(arci) Antonii profanarunt.10 Vir consummatus et togatorum litteratissimus habitus. Vixit C et IX annos. Nemo plura scripsit; omnes materias fere tentavit. Hic liber est linguae Latinae septimus,11 in quo et in sequentibus duobus de analogia et anomalia et quae contra eas dicantur disputat.

 

Traduzione

La famiglia di Varrone fu plebea, nobile tuttavia e illustre per le imprese; nato in quella famiglia Marco Varrone si dedicò alle lettere e agli incarichi militari, nella guerra contro i pirati combatté sotto Pompeo e all'inizio della guerra civile in Spagna, poi seguì il partito di Cesare. Ebbe una villa nel cassinese che Marco Antonio profanò con i suoi vizi. Fu ritenuto uomo perfetto e il più erudito tra i Romani. Visse centonove anni. Nessuno scrisse più di lui; affrontò ogni argomento. Questo libro è il settimo del De lingua Latina, in questo e nei seguenti due si discute dell'analogia e dell'anomalia e di ciò che si dice contro queste due teorie.

 

Napoli, Bibl. Nazionale IV A 1, f. 1r

Di questa vita si dà soltanto la parte riguardante la villa di Varrone a Cassino che non si trova nel codice Vat. lat. 3415.

 

Cicero actionum sexta in Antonium de villa Varronis occupata ab Antonio: "O tecta ipsa misera 'quam dispari domino' - quamquam quo iste dominus – sed tamen quam a dispari tenebantur. Studiorum enim suorum M(arcus) Varro voluit esse illud, non libidinum deversorium. Quae in illa villa ante dicebantur, quae cogitabantur, quae litteris mandabantur! Iura populi Romani, monumenta maiorum, omnis sapientiae ratio omnisque doctrina."12 Quintilianus lib(ro) X: "M(arcus) Terentius Varro vir Romanorum eruditissimus plurimos hic libros et doctissimos composuit, peritissimus linguae Latinae et omnis antiquitatis et rerum Graecarum nostrarumque, plus tamen scientiae collaturus quam eloquentiae."13 Plinius lib(ro) VII: "M(arci) Varronis in bibliotheca, quae prima ab Asinio Pollione de manubiis publicata Romae e‹s›t, unius viventis posita imago est, haud minore, ut equidem reor, gloria principe oratore et cive ex illa ingeniorum quae tunc fuit multitudine uni hanc coronam dante quam cum eidem Magnus Pompeius piratico ex bello navalem dedit."14

 

Traduzione

Cicerone nell'orazione sesta contro Antonio, a proposito della villa di Varrone occupata da Antonio, disse: "O casa sventurata "da un padrone quanto diverso" – sebbene come costui potesse ritenersi un padrone? – comunque da una persona quanto diversa era occupata! Infatti volle che fosse un ritiro per i suoi studi Marco Varrone, non un covo di dissolutezze. Di quali argomenti si parlava prima in quella villa, quali riflessioni si facevano, quali opere si scrivevano! Si trattava il diritto del popolo romano, lo studio delle nostre antichità, la filosofia, ogni disciplina." Quintiliano nel libro X: "Marco Terenzio Varrone, il più erudito tra i Romani, compose moltissime opere particolarmente dotte, esperto nella lingua latina e in ogni antichità sia greca che nostra, tuttavia tale da giovare più alla scienza che all'eloquenza." Plinio nel libro VII: "La statua di Marco Varrone ancora vivente fu posta nella biblioteca, che per prima fu resa pubblica a Roma da Asinio Pollione con il bottino di guerra, con non minore gloria, come veramente credo – per il fatto che questo onore gli fu conferito dal primo oratore e cittadino tra i numerosi ingegni che allora erano a Roma – di quella che ebbe quando Pompeo Magno gli conferì la corona navale."

 

 

Note

1 Cfr. Quint. inst. 10.1.95.       2 Plin. nat. 7.115.       3 Caes. civ. 2.17-21. 4 Plin. nat. 7.115.     5 Quint. inst. 10.1.95.     6 Cfr. Val. Max. 8.7.3.     7 Cfr. Dion. Hal. ant. 1.7.     8 Cic. ac. 1.3.9: si tratta del libro 3 e non del 4o. 9 Rhet. Her. 4.3.4.     10 Villam ... profanarunt : cfr. Cic. Phil. 2.104-105. 11 Pomponio e gli umanisti in genere assegnavano una diversa numerazione ai libri del De l. L., per cui veniva indicato il libro VIII come VII e così si procedeva per la numerazione dei seguenti libri.     12 Cic. Phil. 2.104-105. 13 Quint. inst. 10.1.95.     14 Plin. nat. 7.115.

 

 

Bibliografia

 

Accame Lanzillotta 1990

M. Accame Lanzillotta, "Il commento varroniano di Pomponio Leto," Miscellanea Greca e Romana, fasc. XLVI, 15 (1990), 309-45.

 

Accame Lanzillotta 1998

M. Accame Lanzillotta, "Le annotazioni di Pomponio Leto ai libri VIII-X del De lingua Latina di Varrone," Giornale italiano di Filologia 50/1 (15 maggio 1998), 41-57.

 

Accame 2007

M. Accame, "I corsi di Pomponio Leto sul De lingua Latina di Varrone" in Pomponio Leto e la prima Accademia Romana. Giornata di Studi (Roma, 2 dicembre 2005) a c. di C. Cassiani - M. Chiabò, Roma nel Rinascimento (Roma 2007), 1-24.

 

Accame 2008

M. Accame, Pomponio Leto. Vita e insegnamento, Biblioteca Pomponiana 1, Edizioni Tored (Tivoli 2008), in particolare per i corsi varroniani 124-37.

 

Accame 2015

M. Accame, "Le vite di Varrone nei corsi di Pomponio Leto," Renæssanceforum, 15-34.

 

Brown 1980

V. Brown, "Varro, Marcus, Terentius," Catalogus translationum et commentariorum. Mediaeval and Renaissance Latin translations and commentaries, IV, ed. F. E. Cranz and P. O. Kristeller (Washington, D. C. 1980), 467-74, la quale descrive i testimoni pomponiani dei corsi sul De l. L. e restituisce il testo delle vite.

 

Muzzioli 1959

G. Muzzioli, "Due nuovi codici autografi di Pomponio Leto", Italia medioevale e umanistica 2 (1959), 337-351.

 

Zabughin 1909-12

V. Zabughin, Giulio Pomponio Leto. Saggio critico, I (Roma 1909) - II (Grottaferrata 1910-12 ), II:112-29, in particolare per le vite 115, 318-319.

 

 

 

 

 

Maria Accame
9 Aprile 2017

 
 
This entry can be cited as follows:
Pomponius Laetus, Vitae Varronis, ed. Maria Accame, Repertorium Pomponianum, URL: www.repertoriumpomponianum.it/textus/leto_vitae_varronis.htm,

 

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